L'edificio oggi occupato dalla Biblioteca "Dèlfico" è forse il più significativo esempio di architettura civile della città. Progettato, costruito e ampliato in alcune sue parti tra la fine del XVIII secolo e la prima metà del XIX, l'edificio conserva della struttura e delle linee originarie solo la facciata su Via Dèlfico e la corrispondente ala del 'piano nobile'. Avviatane la costruzione per volontà dei fratelli Dèlfico - Giamberardino, Melchiorre e Gianfilippo - proprio di fronte al primigenio Palazzo Dèlfico risalente al XVI secolo ( sul portalino posto quasi dirimpetto al nuovo edificio, si osserva lo stemma di famiglia con la scritta Veteres ferendo novae invitantur iniuriae 1552; mentre sul portale posto specularmente su Corso S. Giorgio, accanto allo stemma si legge il motto Eat in posteros delphica laurus), il palazzo ebbe il compito di sottolineare e enfatizzare il decoro e la solidità famigliare e riaffermare il ruolo di direzione politica e culturale svolto dalla famiglia Dèlfico. All'edificio si accede attraverso un importante portale impreziosito dagli stemmi gentilizi della famiglia Dèlfico e De Filippis fusesi nel 1820 con il matrimonio di Marina Dèlfico e Gregorio De Filippis. Dopo l'ampio androne, a destra, si accede alla "Scala nobile" che si presenta con aspetto magniloquente e si compone di una doppia rampa e ampio ballatoio con elegante balaustra moderna.
L'imponenza e ariosità dello scalone sono accresciute dalla serie di statue in gesso virate in terracotta, risalenti ai primi decenni dell'Ottocento, raffiguranti divinità dell'Olimpo greco-romano, e dalla copertura lignea a cassettoni che ha sostituito la originaria volta a cupola abbattuta durante i lavori di ristrutturazione di metà Novecento. Nell'ala 'nobile' dell'edificio, che oggi ospita i fondi antichi e manoscritti della Biblioteca, volte dipinte a tempera risalenti ai primi del XIX presenta scene allegoriche a tema mitologico. Alle pareti, ma questa è una caratteristica che si ripete per tutti gli spazi, importanti arredi lignei del XVIII-XIX secolo tra i quali spicca una "Corsia gotica" risalente al 1853 firmata dall'artista atriano Erasmo Illuminati. Tutta la Biblioteca, che si sviluppa su tre livelli più la corte interna coperta adibita a sala di lettura di prima accoglienza, costituisce un unico corpus bibliografico e documentario di prima grandezza ( sono circa 300.000 tra volumi e opuscoli conservati tra i quali spiccano fondi pergamenacei, incunaboli, cinquecentine, ma anche il "libro bullonato" di Fortunato Depero). Ma essa è anche un grande museo-pinacoteca che raccoglie una importante collezione di opere d'arte di varia epoca: sculture di Severino Castorani, Raffaello Pagliaccetti,Pasquale Morganti, Francesco Paolo Evangelista, Luigi Cavacchioli, Nicola D'Antino, Enrico Saroldi, Augusto Murer; e ancora dipinti a olio, acquerelli, disegni, xilografie di numerosi pittori che tra ottocento e primo novecento hanno rappresentato la cultura artistica non solo regionale:Giuseppe Casciaro, Fausto Zonaro, Gennaro Della Monica, Pasquale Celommi, Alfonsino Muzii, Gaetano Esposito, Anselmo Gianfante, Norberto Sagaria, Vittorino Scarselli, Vincenzo Rosati, Carlotta De Colli, Salvatore Di Giuseppe, Maria Palma Mezzopreti, Salvatore Fumo, Giovanni Melarangelo, Guido Montauti, Alberto Chiarini. Un insieme di opere d'arte e mobilia d'epoca che dona alla "Dèlfico" una atmosfera accogliente e rarefatta che costituisce valore aggiunto per una grande istituzione di servizio culturale.