La Cattedrale, con la sua imponente mole e con il suo alto campanile, è situata nel cuore di Teramo, punto di convergenza delle principali vie cittadine, attorno ad essa si sviluppano i quattro quartieri storici del centro: San Giorgio, Santo Spirito, Santa Maria a Bitetto e San Leonardo. L'edificio, oltre ad essere tra le opere religiose e architettoniche più importanti d'Abruzzo, intreccia le vicende della sua costruzione con uno dei fatti più tristi e violenti che la città ricorda.
Teramo, nel 1156 circa, venne quasi interamente distrutta per mano di Roberto III Conte di Loretello, imparentato con Guglielmo I, Re normanno del Regno delle Due Sicilie. Roberto si unì ad altri Conti per ribellarsi al legittimo sovrano. Il Governatore Conte Roberto de Aprutio combatté strenuamente per garantire l'integrità dei domini normanni e fu tra i pochi Conti rimasti fedeli alla Casa d'Altavilla. Con ogni probabilità il Governatore morì nel tentativo, disperato e vano, di non cedere Teramo alle truppe d'invasione. La città venne assediata, saccheggiata, incendiata e alla fine distrutta. Abitazioni private, edifici pubblici e religiosi vennero quasi totalmente distrutti, tra questi anche l'Antica Cattedrale di Santa Maria Aprutientis, che sorgeva nell'attuale Largo Sant'Anna. L'allora Vescovo Guido II cercò di provvedere immediatamente alla ricostruzione della città, a sanare il processo di spopolamento e a ricostruire la nuova Cattedrale.
I lavori per la costruzione del nuovo Duomo iniziarono subito dopo il passaggio di Roberto e vennero ultimati nel 1176, con l'intitolazione alla Vergine Madre e a San Berardo, già patrono di Teramo. Il luogo scelto per l'edificazione della nuova chiesa può essere definito luogo "cerniera", cioè capace di raccordare e unire, nella visione urbanistica di Guido II, la terra vetus, terra vecchia, che aveva visto lo sviluppo della Teramo romana prima e medievale poi e che oggi corrisponde a Corso Cerulli De Michetti, con la terra nova, l'attuale Corso San Giorgio, che ancora non era riuscita ad accogliere lo sviluppo della città.
La Cattedrale, realizzata in stile romanico, aveva tre navate, la facciata a salienti, cioè composta da due o più tetti spioventi, una copertura a capriate e tiburio ottagonale centrale, con presbiterio, molto probabilmente, già all'epoca rialzato. Per la costruzione dell'edificio fu utilizzato materiale di spoglio, cioè materiale edilizio proveniente dalla spogliazione di edifici di epoca romana, come il Teatro e l'Anfiteatro. Ancora oggi sono visibili, all'interno e all'esterno, le pietre squadrate, le lastre decorate o le colonne che dividono le navate provenienti dai due siti d'epoca romana.
Nella prima metà del XIV secolo il Vescovo Niccolò degli Arcioni intraprese un importante processo di trasformazione architettonica della Cattedrale, prolungandolo la parte settentrionale con un nuovo corpo di fabbrica e perdendo così gli absidi. Lo stile gotico caratterizza l'ampliamento trecentesco, arcate ogivali fortemente slanciate, colonne molto sottili e dalle grandi altezze rispetto a quelle romaniche. Come già detto, allo stesso livello della costruzione più antica, si trova il presbiterio, che termina all'esterno con un'altra facciata a salienti in cui è presente una falsa porta. Visibile da Pizza Martiri, questa che abbiamo definito una falsa porta, nel 2000 è stata decorata con un pannello in bronzo realizzato dallo scultore Venanzo Crocetti raffigurante l'Annunciazione. In origine l'ingresso era, molto probabilmente, a servizio del clero della Cattedrale inoltre non era visibile dalla Piazza perché la facciata, così come il lato lungo dell'edificio, quello di fronte al Palazzo Vescovile, era chiuse da una folta linea di abitazioni e botteghe addossate all'edificio religioso. Le prime costruzioni, risalenti già alla fine del 1300, si sovrapposero nei secoli e rimasero fino al XX secolo, inglobando anche il cosiddetto Arco del Monsignore, un arco coperto che univa Palazzo Vescovile alla Cattedrale, riservato al Vescovo.
Durante l'ampliamento, voluto da Niccolò degli Arcioni, fu inoltre aggiunto lo splendido portale a tutto sesto, con strombatura a tre sbalzi intercalati da due colonne tortili per lato e decorate da fasce di mosaico in stile cosmatesco, datato 1332 e firmato dal romano Deodato di Cosma. Altre due colonnine, che poggiano su leoni stilofori, affiancano il portale e sorreggono due eleganti statue, un Angelo Annunciante ed una Vergine attribuite a Nicola da Guardiagrele o ad un suo allievo. Il grande timpano gotico triangolare, racchiude al centro una finestra rotonda sovrastata da un'edicola contenente una statua del Redentore che benedice, ai lati le due piccole edicole a forma di guglia che racchiudono le statue del Battista e di San Berardo. Al centro dell'architrave è visibile lo stemma del Vescovo Niccolò degli Arcioni posto tra quello di Atri a destra e quello di Teramo a sinistra, emblemi della Diocesi Teramo-Atri. Le ante in legno cinquecentesche andarono distrutte e furono rimpiazzate da riproduzioni, fedeli all'originale, realizzate dall'artista Luigi Cavacchioli, nel 1911.
L'attuale forma rettangolare della facciata e la corona di merli ghibellini sono probabilmente successivi agli interventi arcioniani e insieme all'alto campanile simboleggiano la complessa figura teramana del Vescovo Conte o Vescovo Principe.
Sulla destra della facciata non passa inosservato il campanile, alto poco meno di 50 metri, che si compone di due parti: quella più bassa fu costruita nel XII secolo mentre l'altra, più alta, risale al 1493 e porta la firma di Antonio da Lodi.
Il Vescovo Tommaso Alessio De' Rossi tra il 1731 e il 1749 trasformò l'interno della Cattedrale sul finire della corrente barocca. Stucchi colorati, ori, marmi policromi e orpelli di vario genere, nascosero la semplicità dello stile romanico e la severità dell'ampliamento gotico.
Bisogna aspettare il Vescovo Alessandro Zanecchia, che nei primi anni '20 del '900, volle restituire uno stile più corretto alla Cattedrale, l'operazione fu portata avanti anche dal suo successore, il Vescovo Settimio Quadraroli, il quale tra il 1922 e il 1927, affidò all'architetto Pio Ferretti l'incarico di redigere un progetto, che però non venne realizzato. Il Vescovo Antonio Micozzi, attivo tra il 1927 e il 1944, si impegnò attivamente per riportare alla luce le forme originarie dell'antica Cattedrale, fatta eccezione la Cappella di San Berardo che ancora oggi mantiene il ricordo dello sfarzo decorativo barocco.
L'interno della Cattedrale risulta essere molto suggestivo, si presenta diviso in tre navate che terminano in un tiburio ottagonale verso il quale si apre, sulla sinistra, la Cappella di San Berardo. Mediante una scalinata si accede dalla chiesa inferiore a quella superiore, nella quale sono situati il coro ligneo e l'organo. Verso l'abside arcioniana si affaccia sulla destra una cappella con altare di marmo fatta costruire nel 1786.
La Cattedrale custodisce al suo interno importanti tesori d'arte: una Madonna lignea in trono col Bambino, risalente al XII secolo; un busto d'argento di San Berardo del XV secolo e il braccio argenteo, sempre di San Berardo, del XVII secolo; un crocifisso ligneo trecentesco; il pulpito e il candelabro per il cero pasquale in pietra; la sagrestia riccamente decorata nella parete di fondo da sei tele realizzate nel 1622 dal pittore polacco Sebastiano Majewski e raffiguranti la Vita e Miracoli del patrono San Berardo e una Sacra Famiglia, elegantemente inserite all'interno di una cornice barocca; le stazioni della Via Crucis, bassorilievi di Ulderico Conti. Infine le opere più importanti: il Paliotto d'argento di Nicola da Guardiagrele, collocato sotto l'altare maggiore, eseguito per la Cattedrale tra il 1433 e il 1448 su ordinazione di Giosia d'Acquaviva e il Polittico, collocato sull'altare della cappella di San Berardo, capolavoro del pittore veneziano Iacobello del Fiore, risalente alla prima metà del XV secolo, commissionato dagli agostiniani della chiesa di Sant'Agostino di Teramo, arrivato poi in Cattedrale.
Il complesso religioso della Diocesi, forse la più antica della nostra Regione, sparì dalla storia con la costruzione della nuova monumentale Cattedrale, fino a quando, verso la fine dell'Ottocento, lo storico e archeologo teramano Francesco Savini pubblicò gli esiti delle sue ricerche in S. Maria Aprutiensis ovvero l'antica Cattedrale di Teramo, studio storico artistico.
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