Le vicende riguardanti la Villa Comunale e la Pinacoteca Civica di Teramo non possono non essere raccontate insieme, legate sin dalla nascita, ci riportano indietro nel tempo e svelano un passato troppe volte inaspettato.
La Villa Comunale infatti prima ancora di essere parco verde aperto al pubblico è stato un orto botanico. L'Orto Botanico della città venne istituito nel 1826 per volontà dell'allora Società Economica del Regno di Napoli, che prese in affitto un terreno appena fuori Porta San Giorgio che corrisponde, in parte, all'attuale Villa Comunale, al fine di effettuare esperimenti sulle diverse coltivazioni.
La Società Economica, nata a Teramo con il nome di Società Patriottica nel 1789, aveva lo scopo di migliorare e ammodernare l'agricoltura e l'economia da questa generata, per favorire lo sviluppo socioeconomico della popolazione. La Società raggiunse il periodo di maggior splendore nel 1840, quando fu eletto segretario Ignazio Rozzi, carica che mantenne fino al 1851, il contributo apportato da Rozzi, medico e naturalista, fu importantissimo. Vivace e brillante, numerosi furono i progetti, le idee, gli scritti e le proposte che egli portò a termine all'interno dell'Orto e che veicolò grazie anche alla rivista di respiro e caratura nazionale, da lui stesso fondata nel 1838, Gran Sasso d'Italia.
Nel 1841 l'ingegnere Carlo Forti redige il progetto per l'ampliamento di una costruzione già esistente all'interno dell'Orto, per creare spazi destinati ad una biblioteca, all'archivio e alla sala riunioni, da mettere a disposizione dei soci per gli incontri mensili.
Le piante erano tante, molte autoctone e molte altre provenienti da paesi lontani: peri, pruni, meli, mandorle e ciliege, corbezzoli e alberi di Giuda, pini e gelsomini, lauro, nespole del Giappone, Sequoia, pino di Aleppo e altro ancora.
Con l'Unità d'Italia la storia dell'Orto Botanico assiste ad una brusca interruzione, la Società proprietaria decade e tra il 1882 e il 1884 l'Orto Botanico venne trasformato in Villa Comunale, mentre la costruzione presente all'interno, quella che un tempo era la sede della Società Economica venne, più tardi, adibita a Pinacoteca Civica.
La costituzione delle civiche raccolte d'arte iniziò a prendere forma, almeno come progetto, già nel 1868 grazie alla dedizione dell'allora Sindaco Settimio Costantini e contemporaneamente tutte le parti coinvolte cercarono un'immobile comunale che potesse diventare sede del nascente Museo. La primissima sede fu all'interno dell'ex chiesa di Santa Maria a Bitetto, concepito grossomodo come magazzino e non come vero e proprio Museo. Nel corso degli anni furono occupati anche altri locali adiacenti all'ex chiesa, non più sufficiente, come due sale dell'ex monastero di San Giovanni, diventato poi sede dell'Istituto Musicale Gaetano Braga.
Tra il 1885 e il 1889 l'intera collezione, non più solo pittorica ma ormai arricchita anche da ritrovamenti archeologici, trovò una nuova sede presso l'ex Chiesa di Sant'Anna a San Giorgio sita in corrispondenza dell'attuale via Filippi Pepe. Ma, come già detto, ancora non si pensava al Museo inteso come spazio aperto al pubblico, con una colleziona da allestire, da studiare e da far conoscere alla cittadinanza, e perché no, anche al di fuori dei confini cittadini. Basti pensare che la collazione civica venne solo catalogata nel 1872 dall'illustre direttore Gennaro Della Monica, il quale si limitò a redigere un semplice elenco inventariale delle opere, nulla di più.
L'anno di svolta fu il 1898, quando con delibera di giunta, il Comune di Teramo si impegnò a garantire un'apertura settimanale della Pinacoteca Civica, inoltre si chiese al pittore Della Monica di redigere un nuovo catalogo, questa volta ragionato sull'intera collezione.
Altre vicende come l'attenzione sempre più crescente sull'argomento, l'ampliamento della collazione, che nel 1907 contava 181 pezzi, l'acquisizione da parte del Comune della casina situata all'interno della Villa Comunale, all'epoca di proprietà della Provincia, determinarono una felice congiuntura che si concluse nel 1930, con il trasferimento dell'intera collezione civica presso la nuova sede che, ancora oggi, ospita la Pinacoteca Civica e che un tempo ospitava la Società Economica. L'edificio, sistemato e configurato negli spazi come museo, venne aperto al pubblico con un allestimento permanente e gestito dal circolo Amatori e Cultori d'arte, che garantirono anche un buon numero di mostre temporanee.
La storia della Pinacoteca vede continue chiusure e riaperture, dal periodo postbellico, passando per gli anni 70 fino al 2018, anno in cui per l'ultima volta la Pinacoteca ha riaperto le sue porte al pubblico con un rinnovato allestimento e con la volontà di far conoscere in maniera sempre rinnovata il suo importante patrimonio, storico-artistico e culturale.