Fu Muzio Muzii, ultimo discendente di un'antica famiglia teramana che fin dal XIV secolo aveva avuto un ruolo di governo nella città e poteva annoverare tra i suoi antenati un suo omonimo che nel XVI secolo aveva scritto la prima storia cittadina, a dotare Teramo di questo luminoso esempio di architettura liberty.
Personalità eclettica, aperta alle sollecitazioni e alle suggestioni che gli derivavano dai suoi viaggi e dalla frequentazione degli ambienti colti dello spettacolo e della musica in particolare, Muzii aveva sposato una cantante, Camilla Pasini e aveva progressivamente trasferito i suoi interessi professionali e culturali verso Roma pur mantenendo salde aderenze nella sua città natale.
A lui si deve dunque la costruzione di una delle più innovative architetture che la città all'epoca potesse annoverare: il palazzo liberty ( come pure la villa di campagna che si fece costruire sulle colline di Piano d'Accio alle porte di Teramo) che costituisce a tutt'oggi un luminoso esempio di arte floreale nel quale è possibile riconoscere qualche tratto della personalità curiosa e aperta del personaggio che ne volle la costruzione. Fu edificato nel 1908 su progetto di Vincenzo Pilotti, un architetto che negli stessi anni legherà il suo nome a diversi edifici pubblici e privati ( il Palazzo Cerulli Irelli a Corso S. Giorgio, Il Liceo Convitto, il Palazzo delle Poste) che videro la luce a Teramo. Ad impreziosire le facciate esterne sono tempere di argomento floreale dove a spiccare sono le figure di Pomona e Flora, opera del pittore fiorentino Giuseppe Zina, mentre le decorazioni e gli interni rinviano al pittore teramano Ernesto Aurini.
Il moderno bugnato che movimenta il pian terreno e quello rialzato dell'edificio si devono invece all'artigiano Genoino Michetti di Castellamare Adriatico (oggi Pescara). Da notare sull'angolo est dell'edificio, sotto l'ampia tettoia lignea anch'essa decorata, lo stemma a rilievo della famiglia Muzii.