Siamo nel cuore dell'antica città romana di Interamnia (o Interamna) Praetut(t)iorum e di quella post-antica di Castrum Aprutiunse e medievale di Teramum. Il sito archeologico fu riportato alla luce negli anni Ottanta del secolo scorso e valorizzato all'interno di una grande struttura di acciaio e vetro inaugurata alla fine degli anni Novanta. Il visitatore potrà comprendere, con una visione sinottica, le complesse vicende della storia urbana, dalle origini fino all'incendio normanno del XII secolo (1156-57), quando, distrutta l'antica Cattedrale Santa Maria Aprutiensis, il Vescovo Guido II avviava la grande ricostruzione a ovest della Città. L'edificazione della nuova Cattedrale di Santa Maria Assunta e San Berardo, con il trasferimento delle reliquie del Santo Patrono della città miracolosamente scampate all'incendio, segna la fine della storia urbana più antica della cosiddetta Terra Vetus.
Il sito è caratterizzato da quattro fasi edilizie stratificate ancora perfettamente leggibili: quella più antica della domus di fine età repubblicana-primo impero sui livelli più bassi a sud, a una profondità di circa 2 metri dall'attuale piazza; quella della torre quadrata tardo-antica, detta "bruciata" probabilmente a seguito dell'incendio normanno; quella dei resti della Cattedrale Santa Maria Aprutiensis, a circa 80 centimetri dai livelli romani, incendiata e livellata nel XII secolo; la fase di trasformazione dei resti antistanti superstiti della Cattedrale in cappella privata della famiglia de' Pompetti dedicata a Sant'Anna.
La domus romana è strutturata intorno a un ampio peristilio con tre grandi ambienti che chiudono il lato ovest. Il giardino è caratterizzato da una vasca, o piccola piscina, costruita in opus incertum con pavimentazione in opus spicatume intonaco idraulico (opus signinum), posta sull'asse di simmetria, ma decentrata verso l'accesso agli ambienti sul lato ovest del quadriportico. Il peristilio presenta colonne laterizie con intonaco dipinto rosso pompeiano su basi litiche. Gli intercolumni sul giardino sono chiusi da bassi muretti, realizzati in una fase di ristrutturazione, a eccezione dell'accesso sul lato degli ambienti. I tre ambienti presentano intonaci dipinti e pavimenti in battuto cementizio di scaglie calcaree con motivo geometrico a maglia ortogonale del repertorio bianco e nero, realizzato con l'inserzione di grandi tessere e incorniciato da fascia di tessere nere. L'ambiente a sinistra, l'unico con accesso a sud e non sul quadriportico, presenta pareti dipinte con motivi decorativi del III stile pompeiano: ripartizione geometrica di pannelli o quadri incorniciati di rosso, nero, ocra e bianco, con eleganti raffigurazioni ramificate vegetali. Nell'ambiente centrale, il più grande, il motivo a quadri pittorici (o campi geometrici) è realizzato con tonalità chiare e separato verticalmente da candelabri stilizzati, poco riconoscibili. Un rapido sguardo potrà soffermarsi sulle soglie di pietra dei due ambienti che si aprono sul porticato, con gli incassi del telaio delle porte a doppie ante con cerniere a cardini e bindelle. La ricca domus privata di età tardo-repubblicana nel corso del primo impero fu ristrutturata e trasformata con finalità legate probabilmente a esigenze di carattere pubblico o corporativistico.
La torre "bruciata" è difficile da inquadrare cronologicamente nel complesso, sia per assenza di collegamenti diretti, sia per atipiche caratteristiche tipologico-costruttive. Possiamo solo con certezza escludere che sia di epoca romana o del XIII secolo, come la tipologia potrebbe suggerire. Fu eretta verosimilmente alla fine del mondo romano a difesa del Castrum Aprutiense dalle disastrose invasioni gotiche. Nella costruzione furono reimpiegati grandi blocchi lapidei di recupero provenienti dalla demolizione dei grandi edifici pubblici di Interamnia, con una tecnica che ricorda l'opus quadratum. La possente struttura, a pianta quadrata ma irregolare, di circa metri 8,0 x 7,5 x 10,0 di altezza, non è ricollegabile direttamente a nessuna delle fasi costruttive contigue. Il lato di nord-est sghembo, sull'orientamento della preesistente domus, è l'unico indizio che ci riporta all'antichità come continuità. Fu inglobata nel complesso religioso cristiano tardo-antico e medievale quasi certamente con la duplice funzione di avvistamento e di torre campanaria.