Nel cuore della città vecchia non passa inosservata la chiesa di Sant'Antonio, la costruzione dell'edificio o meglio, l'insediamento di una piccola comunità francescana, originariamente titolare del complesso, dovrebbe risalire al 1216, anno in cui San Francesco (1182-1226) probabilmente venne in Abruzzo. La città in quel periodo godeva di un momento di pace e di grande sviluppo economico ed edilizio, molto probabilmente per questi motivi Teramo si dotò di importanti edifici religiosi, come il Palazzo Vescovile, la chiesa e convento di San Domenico e la chiesa e convento di San Francesco.
La chiesa, costruita nel 1227 e rifatta nel 1327 venne ampliata nel 1377, forse per competere con la grande chiesa di San Domenico. L'edificio trecentesco fu restauratonel 1577 dal frate Benedetto Liberati di Fonticello, con il favore del governatore spagnolo della città Don Gaspare e, grazie a un'epigrafe, sappiamo della necessità di restauro a causa dalle condizioni di degrado in cui versava il complesso.
Risale al 1306 il documento più antico che ci parla della chiesa di Sant'Antonio, a quel tempo ancora dedicata a San Francesco. Il documento in questione, una bolla emessa dall'allora Vescovo di Teramo Rainaldo Aquaviva, recita "concede quaranta giorni d'Indulgenza a chiunque confessato e comunicato sia per visitare le chiesa di san Francesco de' Frati Minori di Teramo e di Campli, nel giorno delle loro dedicazioni, negli anniversari delle medesime ed in molte solennità dell'anno: come pure a chi sarebbe per fare qualche legato o per contribuire qualche cosa alla fabbrica o dell'una o dell'altra." Grazie allo storico Nicola Palma questa notizia è giunta fino a noi e mette in stretta correlazione,stilistico-architettonica e religiosa, le due chiese.
Il primo impianto del convento di San Francesco, come abbiamo già detto del 1227, presentava la tipica pianta francescana rettangolare a navata unica, che si chiudeva con un piccolo abside a forma rettangolare. I lacerti di pittura, ancora oggivisibili sull'intonaco trecentesco, seppur impossibili da leggere, ci spingono ad affermare che le pareti della chiesa, così come per tutte le chiese francescane, erano affrescate.Il complesso era dotato anche di un chiostro porticato, il refettorio e celle dormitorie. Nel 1309 fu costruito il campanile da Antonio di Florio da San Valentino e poco più tardi, nel 1327, la chiesa venne completata e ampliata.
Dell'edificio originario rimangono ancora oggi la facciata, la cornice marcapiano e il bellissimo portale in stile romanico, realizzato con in pietra bianca di Ioanella, piccola località vicino Teramo. Gemello a quello di San Francesco di Campli, il portale è ampio e ornato da pilastrini, colonnine tortili e a spina pesce, che poggiano su un alto basamento in pietra e laterizi. I capitelli ricchi di fogliame, creano una pausa e al tempo stesso una gradevole continuità verso l'archivolto. Il grande affresco, che a stento si riesce a vedere sul fianco destro della facciata, è di epoca quattrocentesca e raffigurava San Cristofaro.
Il 7 agosto 1809 Gioacchino Murat, Re delle due Sicilie promulga a Napoli un decreto che sopprime le istituzioni religiose ancora esistenti, tra queste rientrarono anche i Frati Minori Conventuali del Convento di San Francesco di Teramo, che furono costretti a lasciare, in pochissimo tempo, il convento e la città. Nel 1811, in conformità con la delibera murattiana, il Sindaco di Teramo Giuseppantonio Catenacci, affida la chiesa alla Confraternita di Sant'Antonio, che qui aveva già da tempo la propria sede.
Tra il '700 e il '900 si definisce la chiesa al suo interno, così come la vediamo noi oggi. Si decise di conservare la pianta a navata unica, la volta però divenne a botte lunettata, inoltre l'attuale la navata occupa uno spazio inferiore rispetto all'impianto trecentesco, l'abside settecentesco infatti non è perfettamente addossato a quello più antico, così nello spazio residuale è stato ricavato il vano destinato alla sacrestia. Tra i pilastri sono presenti quattro nicchie, in tre di queste sono poste delle sculture in cartapesta: la Fede (con in mano il calice), la Speranza (con a fianco l'ancora), la Carità (con a fianco la bambina).
Attualmente il chiostro si presenta, sia al piano terra che al piano superiore, con gli archi a tutto sesto tamponati, sulle pareti sono stati murati una lastra di pluteo medioevale, un'altra lastra con rosone elaborato e numerosi stemmi, sono presenti affreschi databili XVI secolo.